Tenere un diario del sonno e scrivere prima di dormire sembra una moda, ma sempre più persone la adottano per migliorare la qualità del sonno. Funziona davvero o è solo un rituale inutile?
Quando la mente gira a mille e il sonno tarda ad arrivare, spesso si cercano soluzioni semplici, quasi intime. Tra queste, c’è l’idea di sedersi con carta e penna e mettere giù pensieri prima di spegnere la luce. Una sorta di rituale, un confine mentale tra la giornata e il riposo. Ma davvero scrivere aiuta a dormire meglio? O è solo un modo elegante per rimandare il momento in cui ci si stacca dallo smartphone?
Prima di archiviarlo come uno strano consiglio new age, potrebbe valere la pena testarlo per qualche sera. Bastano cinque minuti e un quaderno sul comodino. Magari si scopre qualcosa che nessuna app per il sonno riesce a offrire.
Scrivere prima di dormire: come funziona davvero il diario del sonno
A differenza dei classici diari personali, il diario del sonno ha uno scopo preciso: favorire un rilassamento mentale che prepari al riposo. E non serve scrivere pagine intere, basta anche qualche frase.
Si può usare per:
- Annotare le attività della giornata
- Scrivere le preoccupazioni che non si riescono a spegnere mentalmente
- Tracciare l’andamento del sonno (ora di addormentamento, risvegli, sogni ricorrenti)
- Fare una lista delle cose da fare il giorno dopo
Pare che mettere nero su bianco i pensieri li renda meno invadenti. In particolare, uno studio pubblicato sul Journal of Experimental Psychology ha dimostrato che chi scrive una lista di cose da fare prima di dormire si addormenta più rapidamente rispetto a chi scrive ciò che ha già fatto. Curioso, no?
Questo perché la scrittura aiuta a “scaricare” la mente, alleggerire il flusso continuo di idee e ansie. Non è magia, ma una forma di auto-osservazione che, nel tempo, può anche aiutare a riconoscere schemi e abitudini che disturbano il sonno.
I benefici del diario del sonno: non solo per chi ha l’insonnia
Non è necessario soffrire di insonnia per trarre beneficio da questa abitudine. Anche chi dorme abbastanza, ma si sveglia stanco o ha spesso pensieri confusi al mattino, può notare miglioramenti sorprendenti.
Ecco alcuni vantaggi frequenti:
- Maggiore consapevolezza del proprio ritmo sonno-veglia
- Riduzione dell’ansia serale
- Calo dei risvegli notturni
- Miglioramento dell’umore al mattino
- Più lucidità nel riconoscere abitudini dannose (es. cene pesanti, troppi schermi prima di dormire)
Il diario agisce un po’ come uno specchio. Non giudica, ma riflette. In alcuni casi, può diventare anche un alleato terapeutico, utile da portare a un medico o uno psicologo in caso di disturbi cronici del sonno.
Naturalmente, non si tratta di una cura miracolosa. Ma è interessante notare come un gesto così semplice, apparentemente banale, possa attivare processi profondi di rielaborazione emotiva.
Consigli pratici per iniziare un diario del sonno (senza stress)
Chi vuole provare, spesso si blocca al primo passo: cosa scrivere? Quanto tempo ci vuole? Esiste un modo giusto?
In realtà, no. Non esistono regole fisse, ma ci sono alcune abitudini che possono aiutare. Ad esempio, scrivere sempre nello stesso momento della sera, meglio se poco prima di dormire, può creare una routine rassicurante. Usare carta e penna, magari su un taccuino dedicato e non sullo smartphone, aiuta a disconnettersi davvero. Non è necessario scrivere pagine: bastano poche righe, anche imperfette. L’importante è essere sinceri, anche se i pensieri sembrano banali o frammentari. A volte è utile aggiungere una nota sullo stato d’animo o su qualche sogno ricorrente.
Non serve ambire a qualcosa di perfetto o letterario. Il valore sta nella costanza, nel lasciare che la scrittura diventi un’abitudine serena, senza obiettivi troppo rigidi. E se qualche sera ci si dimentica, pazienza. Il diario del sonno non è un dovere, ma una finestra aperta sul proprio mondo interiore.
Nel mare di consigli per migliorare il sonno, alcuni restano ancorati alla tecnologia, altri si rifanno a vecchie saggezze. Scrivere prima di dormire appartiene a entrambe le categorie: ha basi psicologiche concrete, ma anche un sapore nostalgico, quasi poetico. E forse, in una routine notturna sempre più frenetica, può diventare proprio quel piccolo rito silenzioso che fa la differenza.
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