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Serie e TV

Alien: Pianeta Terra, il nuovo capitolo horror di Disney+ che guarda al futuro con paura

Su Disney+ arriva Alien: Pianeta Terra, una serie horror sci-fi che scava nel futuro dell’umanità con uno sguardo cupo e disturbante. Non solo xenomorfi e body horror: qui si riflette sul destino della specie.

Alien: Pianeta Terra
Alien: Pianeta Terra, il nuovo capitolo horror di Disney+ che guarda al futuro con paura

Ambientata tra il primo Alien e Aliens – Scontro finale, la serie creata da Noah Hawley è tutto tranne che un semplice spin-off. In otto episodi, Alien: Pianeta Terra costruisce un mondo che non si limita a spaventare, ma fa pensare. Distopia, postumanesimo e tecnologia fuori controllo si intrecciano in un racconto che mette a disagio, in modo sottile ma costante.

Chi ama la saga originale troverà pane per i propri denti, ma anche chi non ha mai visto un film della serie può lasciarsi affascinare dalla forza visiva e narrativa di questo capitolo. La paura qui non è solo nei mostri, ma in ciò che l’umanità sta diventando.


Un futuro dominato dalle corporazioni e dal postumanesimo

Nel mondo di Alien: Pianeta Terra, la Terra non è più governata da Stati o istituzioni democratiche. A dettare le regole sono cinque mega-corporazioni, le cosiddette zaibatsu, tra cui spiccano la già nota Weyland-Yutani e la nuova inquietante Prodigy.


Ogni conglomerato spinge verso un modello di umanità “potenziata”: androidi, cyborg, ibridi. Il più ambizioso è Boy Kavalier, giovane CEO di Prodigy, che sta trasferendo le coscienze di bambini in corpi sintetici progettati per durare in eterno. Una specie di Peter Pan del transumanesimo, con toni decisamente più oscuri.

Il mondo raccontato è affascinante quanto pericoloso. Le tecnologie sono avanzatissime, ma fuori controllo. Gli esperimenti sono crudeli, la morale è scomparsa. Tutto è al servizio del potere e dell’efficienza. E quando la scienza spinge oltre il limite, è inevitabile che arrivi l’orrore.

Xenomorfi, ibridi e nuove creature da incubo

Chi pensa che Alien: Pianeta Terra sia solo una lunga riflessione filosofica, sbaglia. L’horror qui è presente e viscerale. Gli xenomorfi tornano in tutta la loro potenza, ma non sono soli. Nuove specie aliene, mai viste prima nel franchise, fanno la loro comparsa. Alcune sono disturbanti, altre letteralmente rivoltanti.


Una delle più inquietanti è una sorta di polpo parassita dotato di un solo occhio, capace di insinuarsi nei corpi umani in modo estremamente crudo. Le sequenze di body horror sono portate all’estremo, con la telecamera che indugia senza pietà sulle trasformazioni, le mutilazioni, la deumanizzazione fisica.

Ma non sono solo i mostri a far paura. I bambini ibridi, come Wendy, dodicenne bloccata in un corpo adulto e guidata da Kavalier, inquietano forse più di qualsiasi creatura aliena. Un simbolo vivente di quello che succede quando l’umanità cerca di superare se stessa.


Alien: Pianeta Terra è un horror che guarda in faccia la realtà

Si può dire che Alien: Pianeta Terra sia un horror del presente, travestito da racconto di fantascienza. La paura non arriva solo dal buio o dagli alieni che sbucano dai condotti, ma da domande scomode che la serie mette sul tavolo: che fine ha fatto l’etica? Siamo ancora capaci di definire cosa sia umano? Chi decide cosa deve sopravvivere?

Noah Hawley, già autore di Fargo e Legion, costruisce una narrazione che non lascia spazio a illusioni. La tecnologia, in questa visione, è un’arma che si rivolta contro i suoi creatori. L’intelligenza artificiale, la manipolazione genetica, il controllo delle coscienze: tutti elementi già presenti nella realtà di oggi, ma portati a conseguenze estreme.


E proprio per questo Alien: Pianeta Terra colpisce più di tante altre serie sci-fi. Non si limita a intrattenere, ma insinua il dubbio. È più vicino a un incubo lucido che a una classica avventura spaziale. Lo spettatore non si sente mai al sicuro, e anche i personaggi più “umani” non sembrano in grado di salvarsi davvero.

Citazioni, atmosfera e un ritorno alle radici della saga

Dal punto di vista estetico, Alien: Pianeta Terra è un omaggio continuo al franchise originale. Le scenografie richiamano i primi film, con quel misto di tecnologia analogica, buio opprimente e dettagli industriali sporchi. L’atmosfera è quella giusta: claustrofobica, umida, disturbante.

Molte scene sono veri e propri tributi: i militari che attraversano corridoi infestati, il facehugger che assale la vittima in laboratorio, i suoni originali delle armi ripresi da Aliens. Tutto contribuisce a creare una continuità credibile con i primi capitoli della saga.

Eppure la serie riesce a essere anche nuova. L’introduzione degli ibridi e di personaggi come l’androide Kirsh (a metà strada tra Ash e Bishop) apre nuove strade, arricchendo l’universo narrativo senza tradirne lo spirito.

Alla fine resta una sensazione precisa: Alien: Pianeta Terra non cerca di piacere a tutti. Vuole inquietare, far riflettere, provocare disagio. Ma lo fa con stile, profondità e una consapevolezza rara nella serialità contemporanea. E forse, proprio per questo, è uno dei migliori prodotti visti negli ultimi anni su Disney+.

Foto © Disney+


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