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Serie e TV

Su Netflix “La notte arriva sempre”: una donna sola contro tutto in 24 ore

Su Netflix “La notte arriva sempre”, il nuovo film con Vanessa Kirby, racconta in 24 ore la lotta disperata di una donna sola contro tutto: un dramma crudo e viscerale che mette a nudo il lato più oscuro del sogno americano.

Su Netflix “La notte arriva sempre”
Su Netflix “La notte arriva sempre”: una donna sola contro tutto in 24 ore

È difficile restare indifferenti davanti a una storia come quella di Lynette, la protagonista di questo thriller sociale uscito su Netflix il 15 agosto. Una donna che vive ai margini, con un passato complicato e un presente instabile, ma ancora abbastanza forza da voler salvare chi ama.

La sua corsa contro il tempo non è solo una questione pratica: è una battaglia per la dignità. Per chi cerca film che lasciano il segno, questo è uno di quelli da non perdere.


La trama: 24 ore per salvare una casa, una famiglia e se stessa

Nel film “La notte arriva sempre”, Vanessa Kirby interpreta Lynette, una donna che cerca di sopravvivere a Portland lavorando come operaia e barista, mentre frequenta corsi serali. Nonostante i suoi sforzi, si trova a un passo dal perdere la casa dove vive con la madre e il fratello disabile. L’acconto per l’acquisto è fissato per il giorno successivo, ma la madre all’ultimo momento cambia idea e usa i soldi per un’auto nuova.


Da qui parte un viaggio frenetico e disperato, scandito da un conto alla rovescia implacabile. In sole 24 ore, Lynette tenta in ogni modo di raccogliere i 25.000 dollari necessari. La trama si dipana tra vecchie ferite, relazioni tossiche e scorci urbani dove la speranza sembra essersi persa.

Tra incontri rischiosi e ritorni forzati a un passato che pensava di aver superato, il film mette in scena una corsa disperata in cui ogni decisione può cambiare tutto.

L’ambientazione è cupa, segnata dai fumi della fabbrica, dai bar squallidi, dalle strade notturne. L’America mostrata non ha nulla di patinato. Anzi, è un ritratto impietoso di chi non riesce a emergere, nonostante le buone intenzioni. La casa non è solo un tetto, ma un’ancora, l’unico baluardo contro la deriva.


Vanessa Kirby sorprende in un ruolo intenso e coraggioso

Chi conosce Vanessa Kirby per ruoli eleganti e raffinati, come in The Crown o Pieces of a Woman, resterà colpito da questa trasformazione. Lynette è un personaggio ruvido, ferito, ma mai spezzato del tutto. La sua forza si percepisce nelle azioni, nei silenzi, negli sguardi.

C’è qualcosa di profondamente autentico nel modo in cui affronta le umiliazioni, le minacce, il peso del giudizio altrui. Non è un’eroina da copione, ma una donna vera, imperfetta, piena di contraddizioni. Il suo amore per il fratello, il desiderio di normalità, il bisogno di redenzione convivono con rabbia, paura e senso di colpa.


Ogni incontro lungo la sua corsa svela un pezzo della sua storia: l’ex compagno violento, l’amica trasformata in rivale, i clienti che non hanno mai smesso di vederla come un oggetto. La sua determinazione a non tornare indietro è ciò che la distingue, anche quando tutto sembra spingerla nella direzione opposta.

Il merito va anche alla regia di Benjamin Caron, che costruisce un ritmo teso e incalzante, senza mai perdere di vista la dimensione umana del dramma. La tensione cresce con il passare delle ore, accompagnata da una colonna sonora sottile e tagliente, che amplifica ogni emozione senza strafare.


Un ritratto spietato del sogno americano infranto

“La notte arriva sempre” non è solo la storia di una donna in difficoltà. È anche un film che parla di America, ma non quella dei grattacieli o delle famiglie perfette. Quella che si vede qui è l’altra faccia del sogno americano: precario, sporco, fatto di compromessi e silenzi.

Si crede spesso che basti voler cambiare per cambiare davvero. Ma la realtà raccontata nel film è molto più aspra: anche con tutta la buona volontà, a volte è il contesto a non lasciare scampo. Lynette combatte con il pregiudizio, la burocrazia, l’indifferenza. Non cerca gloria, solo un minimo di sicurezza.

Il film si basa sul romanzo di Willy Vlautin, autore che conosce bene il disagio americano. E si vede. La narrazione è asciutta, concreta, senza orpelli. I personaggi secondari non sono mai del tutto buoni o cattivi, ma sempre credibili nella loro ambiguità. Ognuno ha qualcosa da nascondere, nessuno offre aiuto senza voler qualcosa in cambio.

Non c’è spazio per i miracoli, solo per la resistenza. Una notte lunga un giorno, dove tutto può cambiare e niente è davvero sicuro. Proprio per questo, il film resta dentro, e costringe a guardare con altri occhi chi ogni giorno deve combattere per non perdere tutto.

È un film difficile, certo. Ma necessario. Un pugno nello stomaco, che non pretende lacrime ma lascia qualcosa di più profondo: una domanda scomoda, una consapevolezza in più.

Foto © Netflix


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